Resconto giornata conclusiva

La riflessione e il confronto della giornata sono caduti in un momento molto, ma molto delicato per il sistema agricolo, agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura pugliese, ma anche nazionale. Difficoltà, limiti, inefficienze di un contesto territoriale, imprenditoriale e politico-amministrativo hanno impedito quel salto di qualità , quello scatto in avanti che avrebbe consentito al sistema produttivo agricolo e ittico pugliese di uscire da una situazione di perenne emergenza, di una “sorta” di continua lotta per la sopravvivenza Per fortuna i dati numerici ci mostrano un sistema che tutto sommato tiene, resiste , e non è un risultato da poco se pensiamo a cosa è successo in questi anni.

Legacoop puglia rappresenta in totale 106 cooperative attive nel settore agroalimentare e pesca che associano complessivamente oltre 28.000 soci, numeri confermati in questi anni Il valore della produzione dal 2015 al 2019 è passato da 123 milioni a 138 milioni (+ 9%) con un utile costante intorno a 450 mila euro E’ importante sottolineare che se pur in termini numerici queste cooperative rappresentano il 4% di tutte le imprese agricole costituite in forma societarie, rappresentano invece l’8% del valore della produzione e dei ricavi E’ interessante notare come la capitalizzazione delle cooperative in termini percentuali sia in linea con quelle delle altre società cooperative. Invece i dati relativi all’incidenza del patrimonio netto sul totale di bilancio, nello stesso confronto, fanno emergere il carattere mutualistico della cooperazione che tende a redistribuire il valore della produzione verso i produttori e quindi non a remunerare il capitale investito.

Con tutte le ripercussioni concrete che questo aspetto ha nella valutazione delle performance delle cooperative come è successo nell’assegnazione dei punteggi fatta dalla regione nella misura 4.2.

È un risultato che fa onore ai presidenti, ai cda, a tutti i soci delle cooperative associate, al sistema cooperativo tutto. Il lavoro che va portato avanti ora si deve sostenere su due pilastri:

– il sostegno imprenditoriale con la forza della rete e dell’aggregazione a livello locale e a livello nazionale. Così oggi molte cooperative pugliesi fanno parte di filiere nazionali di grandi dimensioni in grado di affrontare le grandi, le grandissime sfide del mercato e dell’innovazione: latte, olio, ortofrutta, cereali biologici in forma ormai strutturata. Per vino, servizi forestali e ambientali abbiamo collaborazioni in crescita.

– stimolare e sostenere i processi di innovazione. Una innovazione a tutto campo , di processo , di prodotto , digitale, sociale, facendo leva e forza sull’intersettorialità, facendo collaborare e lavorare insieme le cooperative agricole e della pesca, del turismo, della comunicazione , dei servizi tecnologici , le cooperative dei servizi alle persone , quelle di comunità è fondamentale portare avanti questa idea di sviluppo integrato e innovativo, che rappresenta l’unica strada per fare la differenza , per fare quel salto di qualità necessario.

Non avendo paura neanche di sperimentare strade nuove, difficili, incassando anche qualche fallimento , qualche passo indietro da parte di qualche cooperativa. È un lavoro reso oltremodo difficile da un contesto strutturale per la nostra Regione con grandi, grandissimi limiti, ben analizzato nell’ultimo report di Nomisma.

È un quadro sconsolante che emerge per il perdurare di quei divari su tanti fronti, troppi, con gli altri paesi e all’interno del nostro, tra regioni del nord e del sud. Riguardano le reti di trasporto, i costi dell’energia, la disponibilità di acqua, le reti digitali, e quindi la minore capacità di esportare per le imprese del sud, di fare innovazione. Un quadro sul quale sarà indispensabile aprire un confronto serrato con il nuovo governo regionale.

Altro dato allarmante che serve sottolineare è quello sulla percentuale di imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto e di processo nell’ultimo triennio :

– 36% la media italiana;

– 40% il nord;

– 26% il sud

Valori decisamente bassi. allarmanti Se la capacità di fare innovazione ci vede così indietro come Italia , come sud, allora c’è veramente da preoccuparsi, allora è da qui che dobbiamo partire se vogliamo cambiare le cose. Una cultura dell’innovazione racchiude sistema della conoscenza, sguardo rivolto al futuro, ai giovani , alle diversità, l’idea di una società aperta e inclusiva, l’unica che può vincere la sfida della globalizzazione, un processo dal quale non si torna indietro se non risvegliando le tragedie del novecento. Pian piano si sta rafforzando tra le cooperative pugliesi una nuova cultura dell’innovazione. Un percorso che è partito dal far emergere la consapevolezza di quanto essa fosse già presente nella cultura di tanti nostri dirigenti di cooperative, di quanto fosse, già oggi come, in passato pratica quotidiana. Una innovazione che il più delle volte parte dalle piccole cose, come semplice buon senso, nell’affrontare le difficoltà, ma che poi spesso diventa motore di nuovi processi produttivi, di nuovi prodotti Una frase su tutte sintetizza bene questo processo: la tradizione, la tipicità dei nostri prodotti, è frutto di una innovazione che nel passato ha avuto successo.

Cosa emerge dunque dal confronto? Le seguenti necessità:

– sostegno alle imprese agricole, cooperative incluse, per i danni subiti dalle gelate del 2018 rendendo pienamente operativi tutti gli strumenti già approvati;

– sostegno alle imprese agricole e alle cooperative agricole colpite dalla xylella, anche in questo caso rendendo pienamente operativi tutti gli strumenti già approvati.

Il paesaggio agrario pugliese e non solo, sta cambiando, sta cambiando sotto i nostri occhi, sta aumentando la superficie agricola media, tante piccole aziende sono scomparse, e tutto questo avviene in forme spesso poco trasparenti: basti pensare al ruolo che stanno assumendo forme inedite e poco trasparenti di “contoterzismo” nei nostri territori, o altre forme spurie di conduzione, che rischiano di riportare la nostra agricoltura a forme di sfruttamento dei terreni e delle colture che niente hanno a che fare con quei principi di legalità e sostenibilità che sono indispensabili.

Fenomeni che rischiano di bruciare in poco tempo tutta quella cultura della tracciabilità, della qualità, della salubrità dei prodotti e dell’ambiente che in questi anni faticosamente si è fatta strada tra i produttori pugliesi.

Bisogna intervenire urgentemente su questi processi, favorire processi trasparenti di aggregazione delle superfici agricole, mettere in campo tutte le possibili forme cooperativistiche, anche in forme inedite, per dare risposte corrette a queste esigenze, sul piano imprenditoriale, sul piano della legalità soprattutto.